"Le pietre di Acquaro" di Passionacquaro
Le pietre della salita della chiesa madre non parlavano,
mai si lamentarono del nostro peso,
del peso della nostra gioventù un po' annoiata
da codesta passeggiata ripetuta.
Ci guardavano apatiche
con le loro facce uguali e ci sfidavano,
ci sfidavano a contarle per ammazzare il nostro tempo
sempre di ugual tragitto fare.
Noi svelti in discesa andammo e poi,
in salita con passo lieve mesti a casa
per il desco imbandito tornavamo lenti.
Le donne sugli usci e alle finestre curiose
forse giudicanti i nostri passi e magari anche,
i nostri pensieri stanchi, ci osservavano calme.
E lente e uguali passavan per noi
tante giornate uggiose o calde
del nostro profondo Sud
del nostro profondo noi.
Ora vorrei passar tra occhi che mi guardano
forse stanchi, a passo lento andrei
tra le mie pietre uguali e forse,
coraggio a contarle tutte avrei.
Ma adesso è tardi per rivedermi ancora
tra la mia gente buona di allora
quando fuori dall'uscio le comari sedute ci invitavan
a consumar svariate pietanze e frutta.
Chissà se ancora vedrò le mie annoiate pietre,
se contarle potrò e i limiti rivedere
con i loro contorni d'arte e il sudore asciutto
dei nostri padri e il loro semplice lavorare e amare.