Calabria Ora del 30 Maggio 2009
Un successo di pubblico, la presentazione, avvenuta giovedì scorso nei locali della scuola elementare, del libro "Acquaro, memoria storica attraverso l'immagine", di Ferdinando lerardo e Rocco Citino.
Un'opera che, titolo docet, mira, attraverso le immagini, a ricostruire il passato, un modo di vivere e di essere di una comunità (di Acquaro e frazioni, Limpidi, Piani e Fellari), che non esiste più. Nato da un progetto del 2002, accantonato e ripartito nel 2007, il volume, 460 pagine con quasi altrettante foto recuperate dall'archivio Citino e, in parte, fornite spontaneamente dai cittadini e corredate da didascalie e brevi ricostruzioni di storie di vita vissuta, ha richiesto 2 anni di intenso lavoro. «Un libro che fa riflettere sulle proprie radici - ha spiegato la dirigente scolastica Caterina Barilaro», entusiasta per aver «accolto nella scuola, dove è giusto che accada, la presentazione di una rara manifestazioni di elevata cultura che, attraverso l'immediatezza delle immagini, è elogio alla memoria, che ci fa esistere dopo la morte». Lieto dell'alta partecipazione, Ferdinando lerardo ha esplicato la nascita dell'idea, il contenuto delle sezioni (notizie storielle, alluvioni e terremoti, emigrazione, mestieri e professioni, gruppi familiari, prima guerra mondiale, Aoi (Africa orientale italiana) e seconda guerra mondiale, feste religiose), le curiosità ed i dettagli del lavoro svolto per «un'opera di valenza culturale, sociale e storica, da tramandare alle future generazioni e dedicata a coloro che, per vari motivi, lasciarono il paese natio e non vi fecero più ritorno». Rocco Citino, invece, ha spiegato la meticolosa opera di ricostruzione del suo ricco archivio fotografico, realizzato in anni di lavoro e passione per le istantanee, «lavoro che se non avessi svolto - ha spiegato - oggi non saremmo qui». Don Enzo Varone, parroco di Santa Maria la Nova a Vibo, si è soffermato sulle feste religiose e sulla loro importanza per una piccola comunità, in quanto espressione della vita di un popolo e testimonianza di carità verso chi, in esso, è più bisognoso. Apprezzamenti, anche dai professori Siviglia e Giuseppe Galati, intervenuti dal pubblico. Quest'ultimo, ha parlato dell'importanza dell'opera nel ricostruire la "nostra identità", soprattutto per i giovani che, «in una società che bombarda di immagini, rischiano di perderla, soffermandosi su quelle effimere e tralasciando le immagini importanti, quelle che parlano della loro stessa essenza». Insomma, un libro che mancava e che, a furor di popolo, piace.
Valerio Colaci
