Il Quotidiano del 30 Novembre 2011
Dopo quattro giorni di permanenza in paese, si è conclusa nella mattinata di ieri la visita pastorale del vescovo Luigi Renzo. Un momento altamente significativo tra la comunità parrocchiale e il Pastore della diocesi che con l'occasione, dopo aver incontrato tutti i gruppi che operano attorno al parroco don Rosario Lamari e le varie istituzioni, ha potuto rendersi conto del loro cammino di fede.
Giorni intensi che sono passati quasi in fretta, per i quali "non ho parole per dire grazie" ha sottolineato don Lamari nel saluto conclusivo al vescovo. «Grazie per le parole con le quali ci ha ammaestrato nel nome di Cristo. Ci dispiace - ha proseguito - che debba andare via, ma sappiamo che gli impegni e i programmi sono molti esigenti». Per quanto riguarda la comunità parrocchiale, «credo che si sia data da fare e pertanto ci perdoni se in qualche cosa abbiamo mancato o se è stato angustiato da qualcuno. Abbiamo cercato di accoglierla veramente con il cuore - ha poi concluso tra gli applausi dei fedeli presenti - e speriamo di averla, presto, nella nostra comunità».
Soddisfatto per l'affetto e per il cammino di fede degli acquaresi, mons. Renzo ha così commentato: «Grazie a voi perché questo stare insieme che ci fa sentire famiglia. Io sono venuto con questo intendimento di esperimentare l'affetto e lasciar parlare il cuore. Grazie di questo affetto che mi avete dimostrato: manteniamoci così, con questo feeling e il Signore non può che essere con noi».
In conclusione dopo aver fatto visita ai degenti della casa di riposo "Mons. Luzzi", il vescovo, su richiesta dei giornalisti, ha espresso un breve resoconto sulla visita pastorale appena conclusa. «Giorni fantastici, molto intensi. Il resoconto da poter dare è quello che ho già comunicato al Consiglio Pastorale, cioè di grande vivacità, di grande spirito di collaborazione e questo è molto bello. Un cammino di fede che si sta intensificando è senz'altro positivo anche perché ho visto che c'è molta collaborazione e molta vicinanza tra di voi tipica di questi centri interni in cui una certa umanità continua a essere presente e che serve ad animare i rapporti fra le persone. Purtroppo - ha concluso il vescovo - il guaio delle città è invece che si è finiti nell'anonimato: ognuno si fa gli affari suoi e nessuno conosce l'altro nemmeno quello della porta accanto. Qui invece c'è un'umanità molto sentita e questo è molto bello. Fin quando c'è umanità vuol dire che l'uomo ha futuro, quando l'umanità finisce l'uomo è morto».
Giuseppe Cultrera
