Gazzetta del Sud del 12 Giugno 2016

Con l'aggiornamento dei dati demografici al mese di dicembre, l'Istat conferma per il 2015 il trend al ribasso registrato negli ultimi anni. Nel comprensorio dell'Alto Mesima sono 215, su una popolazione complessiva di 15371, gli abitati cancellati dai registri d'anagrafe. Si tratta dell'1.4 percento del totale che, considerato in contesti meno sconfortanti, non sarebbe tanto. Qui, però, lo è. Lo è perché è un calo costante e, di anno in anno, sempre maggiore.
Questa continua a essere una regola particolarmente evidente a Dinami, centro di confine tra la provincia vibonese e quella di Reggio Calabria, che, l'anno passato, ha perso 78 residenti, portando la popolazione a 2168 abitanti.
Non è gratificante, come non lo è per Gerocarne, che nello stesso periodo ha perso 41 cittadini, che scendono a 2248. A ruota il comune di Pizzoni che, con i suoi 1143 residenti, ne va a decurtare ben 29. E non va meglio per la domenicana Soriano, che scende a 2421 iscritti all'anagrafe, cancellandone 26. Non raggiungono i venti abitanti in meno Vazzano, il centro più piccolo con 1067 residenti e meno 14, e Acquaro, quello più grande, che ne perde dodici e si porta a 2484. Sotto i meno dieci si pongono Sorianello, 1176 abitanti, meno nove, e Dasà, che ha esaurito l'effetto accoglienza immigrati, perdendo sei iscritti e attestandosi sui 1208 (a gennaio e aprile il dato era di 1225).
L'unico segno positivo continua a darlo Arena, che guadagna 15 abitanti e si porta a 1456 (anche in tal caso, pero, l'effetto accoglienza si va affievolendo, se è vero che a marzo 2015 gli iscritti censiti erano stati 1478).
Vale la pena ricordare che quelli appena sciorinati sono numeri veri solo sulla carta. Infatti questi computano anche coloro che, pur risultando residenti, vivono stabilmente altrove per studio o per lavoro. Verosimilmente, quindi, la popolazione reale potrebbe essere molto al di sotto di quella riportata in registro.
Sarebbe interessante se l'Istat, o altro ente, realizzasse un censimento delle case disabitate, o abitate da una o due persone al massimo. Anche in tal caso il risultato sarebbe allarmante.
Un allarme che dovrebbe far alzare le antenne agli amministratori interessati i quali, dati alla mano, dovrebbero seriamente iniziare a pensare a qualche soluzione da adottare insieme per recuperare quel che si può. Perché di questo passo di soluzioni difficilmente se ne troveranno più avanti. Il fenomeno è generale. Non riguarda solo questo comprensorio ma, in generale, la Calabria e le regioni del Sud. Purtroppo, infatti, si è innescato un circolo vizioso che, con la diminuzione degli abitanti, porta alla riduzione di servizi (scuole, uffici, attività commerciali) che, a sua volta, genera le condizioni per il progressivo e costante spopolamento del territorio. Arrestare questo trend non è semplice. Provarci è però doveroso.
Valerio Colaci