L'Ora della Calabria del 2 Settembre 2013

È ancora in itinere la pratica avviata dall'Asp per valutare se, dopo la morte del dottore Pino Crupi, medico di base di Acquaro, si possa, o meno, procedere alla nomina di un nuovo medico di famiglia.
Questione di numeri, poiché, come avevamo illustrato nei giorni scorsi, tali figure, indispensabili per realtà costituite prevalentemente da popolazioni anziane prive di mezzi di spostamento, vengono assegnate in base agli abitanti - uno ogni mille - dei vari ambiti territoriali - nel caso in questione, quello di Acquaro, Dasà, Arena e Dinami -, costituiti a partire da un minimo di 5500 residenti.
Attualmente, dopo la dipartita di Crupi, nel distretto in questione sono presenti 5 dottori, ragion per cui basterebbe che siano residenti almeno 5501 pazienti per far scattare il sesto e tranquillizzare le tante persone preoccupate di ciò che comporterebbe la mancata nomina. Per accertare il dato sulla popolazione dal distretto sanitario di Serra San Bruno, diretto da Maria Dolores Passante, è partito l'invito ai comuni interessati a effettuare il conteggio esatto dei residenti (pare non valgano i dati del censimento, ci spieghino cosa lo si fa a fare e che senso ha l'Istat). Operazione già espletata e, in base ai dati forniti dai vari uffici anagrafe, al 31.12.2012 la popolazione complessiva raggiunge quota 7063, da cui, decurtando la porzione in età pediatrica (875), cui spetta uno specialista a parte, si arriva a 6188 residenti che, salvo ulteriori sorprese, dovrebbero far scattare la nomina. In base a quanto riferitoci dagli uffici della direzione sanitaria la situazione sarebbe sotto controllo ed occorrerebbe solo far trascorrere i tempi tecnici previsti. Tempi biblici, vista la delicatezza del caso, diremmo. Infatti, la pubblicazione di quelle che vengono definite come zone carenti, avviene solo in due mesi dell'anno definiti, aprile ed ottobre, a partire dai quali si dovrà attendere altri sei o sette mesi prima di vedere concretizzata la nuova nomina. Tradotto, non se ne parlerà prima di primavera, con buona pace di tanti anziani che hanno bisogno quotidianamente del medico e, non sapendo più quali pesci pigliare, si sono già rivolti ai medici dei centri vicini, ognuno dei quali può ricevere fino ad un massimo di 1500 pazienti. Quota già raggiunta dall'altro medico operante ad Acquaro ed in via di raggiungimento da quello di Dasà (che dista un chilometro). Dopodiché rimangono Arena e Dinami (rispettivamente 3,5 e 12 km). Vi pare logico? A questo punto, una domanda sorge spontanea: visto che, comunque, i pazienti ci sono e che, sia pur dislocati tra vari studi medici, la sanità calabrese deve pagare una certa quota per ognuno di essi; accertato che la nomina del medico dovrebbe spettare e che, se l'assunto precedente è vero, questo non verrebbe ad incidere di più sulle casse; considerato che più alto è il numero di pazienti per sanitario e minore sarà il tempo che questi potrà dedicare ad ognuno; premesso tutto ciò, che senso hanno queste lungaggini?
Valerio Colaci
