Calabria Ora del 19 Ottobre 2011
Dopo la conquista del secondo posto lo scorso anno alla "Targa Apice al merito poetico", Massimiliano Lopresti, insegnante acquarese residente a Palmi, ritorna con uno scritto incluso nell'antologia letteraria "OltrePensiero" - poesia, narrativa e fotografia surrealista, presentata lo scorso 13 ottobre al "Circus" di Roma.
Pubblicata da "Campi magnetici edizioni", la miscellanea raccoglie opere classificatesi ai primi 5 posti nelle 3 categorie (Fotografia in bianco e nero; Narrativa; Poesia), previste nella II edizione del concorso di cultura surrealista "Occhi e voce di Magritte". Lopresti ha vinto il primo posto nella sezione narrativa con il brano "Morte di un uomo silenzioso su un marciapiede di Milano", col quale ha colpito nel segno, centrando appieno lo scopo del concorso: «creare un luogo senza tempo e senza spazio, culla dei pensieri dell'inconscio, delle realtà oniriche ed immaginarie dei protagonisti delle opere partecipanti, un luogo in cui le contraddizioni della mente convivano tra loro incontrastate». Originale nel tema, magistrale nella costruzione e geniale nell'idea, lo scritto di Lopresti immagina di dare voce alla storia "afona" di un protagonista che, trovatosi casualmente travolto nell'interseco con un evento storico di rilevanza più ampia, è finito, "senza nome", in quegli annali polverosi di cui la storia ignora persino l'esistenza. Ma, per capire meglio di cosa si parla, facciamo un breve salto indietro nei fatti di storia "rilevante". Nel maggio 1973, all'esterno del palazzo della questura di Milano, alla presenza del ministro dell'Interno Mariano Rumor, si svolse una cerimonia per lo scoprimento di un busto dedicato al commissario Calabresi, perito esattamente un anno prima per mano di un terrorista. Subito dopo la cerimonia, scoppiò una bomba che provocò 46 feriti e 4 morti, quelli appunto, dimenticati dalla storia. È qui che parte lo scritto di Lopresti che, con abilità, dà voce ad uno di quei morti il quale, trovatosi da quelle parti per caso, potesse raccontare, a distanza di tanto tempo, la sua visione di quegli anni di lotta e, soprattutto, la sua vita normale sconvolta dal caso. Immaginatelo. Un uomo come tanti, che il destino ha voluto proprio lì ed in quel preciso momento, né un istante prima e né un istante dopo. La storia che gli si stava svolgendo intorno gli appariva distaccata, così come quei fatti che, suo malgrado, lo portarono alla morte. Il racconto, che suscita tanta curiosità, si chiude con la speranza che la testimonianza di un "morto per caso", possa essere servita ad un ipotetico scrittore di libri di storia, e con la curiosità di sapere se «lo Stato - alla fine - ce l'ha fatta o ha dovuto cedere a chi metteva le bombe». Ad un'opera meritevole, che invita alla riflessione, un premio ed una pubblicazione meritati.
Valerio Colaci
