Chissà quante volte, vedendo scorrere i titoli di coda di un film, abbiamo letto, in mezzo ai tanti nomi che ne compongono il cast, il nome di Nazzareno Natale.
Nazzareno, terzo di sei fratelli, nacque a Limpidi il 4 aprile del 1938 da Colombo Natale e Natalizia Natale. Il padre, a causa delle grosse difficoltà economiche, decise di seguire la strada intrapresa da molti altri limpidesi. Emigrò in Argentina dove, una volta trovato un lavoro e sistematosi, volle portare anche la famiglia, che dovette lasciare il piccolo paese natio. Qui il giovane Nazzareno trascorse la sua adolescenza fortemente deciso a voler ritornare in Italia. Aveva un sogno. Voleva diventare un attore famoso. Ecco quindi che intorno ai primi anni '60 lasciò i propri familiari e fece ritorno a Limpidi dove stette per un breve periodo. Successivamente si trasferì a Roma, patria della cinematografia italiana, per sfruttare le occasioni che la città capitolina certamente offriva. Nel 1962, dopo aver fatto la comparsa nel colossal "Sodoma e Gomorra" di Robert Aldrich, iniziò gli studi di recitazione al C.S.C. (Centro Sperimentale di Cinematografia) ottenendo il diploma nel 1965. Aveva fatto, nel frattempo (1963), una breve apparizione nel film "La noia" di Damiano Damiani. Nel 1968 partecipò al film "Romeo e Giulietta" di Franco Zeffirelli. Ma il suo vero debutto fu, lo stesso anno, quando gli si presentò l'occasione di poter finalmente mostrare le sue qualità recitative. Gli venne, infatti, affidato il ruolo di Silio in "Serafino", famoso film diretto da Pietro Germi. Insieme ad Adriano Celentano, Ottavia Piccolo e Francesca Romana Coluzzi è protagonista di una storia ambientata nelle campagne abruzzesi. Questa fu, per lui, una grandissima occasione che, grazie ad una discreta qualità espressiva ed umoristica, gli permise di farsi conoscere al grande pubblico. Nel 1971, dopo aver lavorato nel film "Venga a prendere il caffè… da noi" di Alberto Lattuada, venne scelto per vestire i panni di Saverio Bordascione in "Detenuto in attesa di giudizio". In questa circostanza ritrovò Nanni Loy, suo insegnante di 'Recitazione cinematografica' ai tempi degli studi al C.S.C., e poté dimostrare la sua versatilità, interpretando un ruolo drammatico. Il film, vincitore del Nastro d'argento, ha come protagonista, impersonato da Alberto Sordi, il geometra Romano Giuseppe Di Noi che, arrestato per equivoco, diventa amico del detenuto Saverio. Lo stesso anno lavorò con Sergio Leone, recitando nel film western "Giù la testa". Nel 1972 fu protagonista insieme a Sergio Leonardi e Krista Nell del decamerotico "Fratello homo sorella bona". Continuò quindi la sua carriera alternando ruoli in film polizieschi come "Camorra" (1972), "No, il caso è felicemente risolto" (1973), "Squadra antifurto" (1976), "Squadra antitruffa" (1977) ed "Il giocattolo" (1979) e film di successo internazionale come "Il sorriso del grande tentatore" (1974) di Damiano Damiani e "Novecento - Atto II" (1976) di Bernardo Bertolucci. Comparve in molte altre pellicole con parti, purtroppo, non di primo piano: "La patata bollente" (1979) di Steno con Renato Pozzetto e Massimo Ranieri, "La Cicala" (1980) di Alberto Lattuada, "Il Vizietto II" con Ugo Tognazzi, "Cafè Express" (1980) e "Scugnizzi" (1989) di Nanni Loy, "La partita" (1988) e "Miliardi" (1991) di Carlo Vanzina, "Un uomo per bene" (1999) e altre ancora. Le sue ultime apparizioni televisive furono nel film di Martin Scorsese, "Gangs of New York" (2002), e in due serie prodotte da Rai Fiction: il primo episodio (I segreti del cuore) di "Don Matteo 3" (2002) e "Gente di Mare" (2005). E' con esse che si conclude la sua carriera. Scomparve, infatti, il 21 giugno del 2006 a causa di un male incurabile.
La sua carriera, iniziata in forte ascesa con due importanti partecipazioni ("Serafino" e "Detenuto in attesa di giudizio"), proseguì con apparizioni sempre più brevi in pellicole, alcune delle quali non di primo piano. Fu anch'egli coinvolto nella crisi della commedia all'italiana di cui, tra l'altro, pagarono il prezzo mostri del cinema italiano come Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman che, a seguito, soffrirono di una gravissima depressione. Nazzareno è rimasto ingabbiato in quei ruoli, tipici della commedia spensierata e divertente, che l'evoluzione cinematografica ha messo da parte, trovandosi costretto ad accettare parti di secondo piano.
Ma, al di là di tutto, il suo nome rimarrà scritto indelebilmente nei titoli di capolavori cinematografici. Lo scorgeremo tra quelli di attori ineguagliabili nella storia della cinematografia italiana ed internazionale.
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