Scendono il mattino presto in piazza
arrancano in discesa o in salita
sembrano sul finire della loro vita.
Assorbiti dalle loro abitudini
sempre migranti come rondini
faticano grondanti nel loro incedere stanchi.
Sono i nostri cari vecchi ormai falsamente inutili,
arrancano stanchi alla rotonda della vita, la piazza.
E contorti, storti e ostinati scendono o salgono
ritrovano afflitti la loro amata piazza,
le loro panchine a posto fisso e la loro creanza.
E li ritrovi ancora la sera assorti
ritorti su se stessi come a difendersi dal giorno ormai finito
crudele il tempo che li fa alzare e tornare alle loro case vuote.
Non ci sono le mogli per molti ad aspettare
né i figli a farsi sgridare o amare
solo vecchi muri e intonaci pieni di ricordi
suppellettili stanche che non fanno dimenticare.
E il rito giorno dopo giorno si ripete
finché un giorno qualcuno non si vede
e sempre meno saranno nella loro amata piazza
mentre la solitudine e la moria impazza.
Ora mi dico io straniero in altra terra rivedrò ancora con scherzoso acchito
i miei cari vecchi al tramonto della vita
nella nostra amata e chiacchierata piazza?
Ci rivedremo forse un giorno tutti assieme
e non saremo vecchi ma uguali nel fisico e nella mente
perché il tempo trascorso non ci scalfirà per niente.