Dolci declini a sbalzi
spazi di larghe vedute e vellutati.
Brezza di sole accaldata e vento fresco in viso
tutto l'ambiente mi regala un sorriso.
Che paradiso! Mi riempie l'anima e il cuore
di perdermi nel suo interno non ho timore.
Sorseggio l'acqua che sgorga generosa
e non mi perdo neanche una sorpresa.
Ora volge verso il tramonto e si infuoca
sembra bruciare vivo il grano l'erba. il cielo e il vento si posa.
Dolce mi rilasso sul sentiero e mi poso
e l' erba a ridosso della strada la sento tutta
e penso............assorto.......................chi dice che la vita è brutta?
Eh si che i miei commenti sono vani
se non sei stato almeno una volta ai Piani.
Nota dell'autrice: Dedico questa poesia a mio marito, il maestro Francesco Crupi, morto il 12 Aprile 2009.
Improvvisamente,
te ne sei andato:
senza commiato,
senza parole.
Incredula, smarrita,
ti cerco ovunque:
dolorosamente ogni cosa
mi parla di te.
Il giardino, i tuoi quadri,
i fiori, la casa,
il caminetto...
tutto profuma ancora di te.
La solitudine
mi strappa l'anima,
la lacera senza pietà
e le lacrime non mi consolano...
ma, poi, ti ritrovo...
negli occhi dei nostri figli
e nei loro abbracci mi perdo.
Non sono sola.
Lacrime di gioia solcano
il mio viso: oggi una piccola
gemma è apparsa nel giardino
della nostra esistenza.
L'albero della tua vita
che sembrava ormai
spezzato e arido
oggi, invece, è ritornato a vivere!
E' la vita che sboccia:
ieri l'ultimo petalo dei tuoi giorni
era caduto lentamente
per dormire e riposare...
Oggi un bellissimo fiore
è spuntato improvvisamente...
e come una stella
brillerà nella nostra vita.
Saremo nonni.
Grazie, dolce vita.
Langue la sera sulle panchine
assorto mi godo il fresco e penso.
Al buio vento rigido e calma
troppa umana calma.
Sento il sottile lamento delle foglie
e gemiti di rami stanchi.
La piazza è ferma, gelido il buio
non anima viva si muove
Pioppi della mia amata piazza che piccoli vi vidi e deboli
ora forti e possenti vi ergete
e grande voce si alza quando vi muovono
vi muovono quelle brezze estive
e non quelle folate che moltiplicate col vostro tremore.
Quale stolto uomo pensò di uccidervi
nella sua debole mente di ricordi.
Quale mente malsana dilaniò i ricordi
di tante vite sedute ai vostri piedi, di vecchi,
di studenti compiaciuti dalla vostra brezza estiva
rifugio alla calura del nostro amato sud.
Possa la sua mente svuotarsi dei suoi ricordi cari
e sotto ciò che ha distrutto capire quanto
nonostante tanti eppure i ricordi son sempre rari
perché sono membra e parti a noi sempre cari.
Possano rinascere i nostri amati pioppi
e non essere vittime di umani inghippi.
Tratta dal libro: "Non è un ritorno, il Padrone non è mai partito, il bastardo"
Questa è la storia di una Ditta modello
Che il suo stemma notiamo sin dal cancello
Sarà colpa del simbolo oppure un caso
Ma il suo capo è sempre agitato
Lui gira in tondo dentro la Ditta……tura
E dei lamenti degli operai non si cura
E' pieno di sé, fa tutto lui
Con il passo fermo e gli sguardi bui
Rocambolesca la sua organizzazione
Ma dà la colpa ad una strana maledizione
Discorsi e corsi ne fa tanti
Ma per riscuotere dallo Stato sgravi e soldi sonanti
La Ditta……tura degli operai non si cura
E li sospetta pure d'incuria
Non si rispetta l'operaio fratello
È così che il capo diventa zimbello
Ma si rifà sulle disgrazie altrui
Indaga con metodo e con sarcasmo
Nella malattia arreca danno
Delle gravidanze vuol sapere di ogni donna affanno
Non ti ammalare qui operaio
Che inizierai il tuo calvario
Non fare figli mamma operaia
O ti metteranno alla porta carraia
Di sempre di si, mai di no
Curva la schiena abbassa la testa finché la stessa non sarà piena
Or per finire questa breve storia
Fatta sol di miseria e di nessuna gloria
In quel posto buio di Ditta……tura
Dove l'uomo vale meno della spazzatura
E si che la spazzatura viene riciclata
A nuova vita viene portata
Mentre quel povero nanetto d'uomo
Una volta morto
Non potendo essere più generato
Sarà di sicuro sotterrato
Qui in Ditta……tura alto è tenuto il valore umano
Che una pulce fatica a tenerlo in mano
Speriamo solo che arrivi sera
E anche il Padrone si rassereni
Guardando negli occhi i suoi figlioli
Tornando a casa pensi alle cose
Che di coscienza riprenda qualcosa
E veda dell'operaio in sua moglie la sposa
E veda in suo figlio dell'operaio il figlio
E veda in sua figlia dell'operaio la figlia
A questo punto si chiederà e prometterà
Domani farò ancora le stesse iniquità?
Noi siamo certi ancor di più ne farà
Perché coscienza lui non ha.
Il cammino come costume
non mi terrorizza,
comporre le ricchezze delle diversità
non mi terrorizza,
pagare senza comodità forfettarie
non mi terrorizza,
avere una grande nostalgia del futuro
non mi terrorizza.
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