Stridor di sirena
effonde
familiar richiami.
Vuota
d'animal vocio,
immensa,
la piazza sta,
ma non è sola:
voli di rondini,
garrir di passeri,
il tremolar
a tessalici soffi (1)
di salicacee fronde,
lento squittire,
rotto tra sassi,
d'acqua d'Amello,
bronzeo soldato
a monumento
veglia.
Note:
(1) Secondo il mito, gli Eoli discendenti da Eolo, re dei venti, si stanziarono in Tessaglia, oltre che in Beozia e nelle isole del Mar Egeo.
Partiva quella Nave
con lacrime e con pianto
mentre io la salutavo
con il fazzoletto bianco.
Sembrava una bandiera
con il simbolo di amore
ma io in quel momento
avevo un gran dolore.
Guardavo quella Nave
che più si allontanava
ma il mio povero cuore
a pezzi si faceva.
Avevo con me Gianni
il nostro figlioletto.
Me lo portai al petto
e lo tenevo stretto.
Siamo tornati a casa
nel pianto e nel dolore.
Gianni! Tuo padre se n'è andato
e ci ha lasciati soli.
Ma lui, lui dal primo porto
ci ha mandato un biglietto.
Parlava solamente
del nostro figlioletto.
In fondo a quel biglietto
c'era un cuore disegnato
e dentro c'era scritto:
"Amore! Di te non mi son dimenticato.
Me ne dovetti andare e tu lo sai perché.
Ti giuro che al più presto
voi sarete insieme a me."
Se qualche volta Gianni di me domanderà
gli dai un bacione grande e gli dici:
Questo te lo manda il tuo Papà."
Auguri a tutti i Papà.
Ho visto la notte abbracciare il giorno senza fermarsi davanti
alle carezze di una natura che bagna la vita!
Ho visto il pianto di un fratello adagiarsi nel cuore della vita,
nel sorriso di un destino che non si ferma mai!
Sei mio fratello, sei mia sorella, siete il cuore dell'esistenza
che non oso abbandonare, che non finisco mai di accarezzare
con la sincerità dell'esistenza! Domani?
Domani un solo abbraccio per non lasciarti mai solo,
per dire al mondo che esisti nel mio cuore!
Domani ti darò un fiore per accarezzare il tuo cammino,
per ridare alle tue mani la forza, il coraggio di bagnarti
nell'acqua dei sorrisi! Ora?
Un abbraccio fortissimo per regalarti la speranza e la forza
di scavalcare le nuvole, superare orizzonti, cercare nella nostra vita,
nella tua vita, il coraggio che hai sempre avuto.
Ed io? Io ti??... voglio bene!
Nota dell'autrice:
Dedico questa poesia al mio angelo: a mia nonna. Si chiamava Carmela Tarallo. La sua figura è stata determinante per la mia formazione perché ha accompagnato la mia infanzia e la mia prima giovinezza. Il suo sorriso resterà per sempre nel mio cuore.
Eri piccola, minuta e fragile:
portavi i candidi capelli
raccolti sulla nuca,
appuntati con lunghi ferretti.
Scuri i tuoi occhi:
profondi e belli,
vivi come la tua anima
nobile e pura.
Avvolta in un lungo scialle nero,
di prima mattina andavi a Messa,
incedevi con piccoli passi
leggeri e sicuri verso la meta.
"Pietruzzu, monachello ti ho sognato,
eri vestito da Sant'Antonino,
la cesta del pane tu portavi,
lì dentro c'era messo il Bambino!"
Così cantavi a mio padre
partito per la guerra,
così mi sussurravi
quando non volevo dormire
nelle lunghe notti invernali,
e la tua ninna nanna,
e il tuo canto sommesso
risuonano ancora dentro di me.
Ti ricordo ancora:
paziente e dolce,
sempre china su di me:
mi imboccavi con tenerezza.
"C'era una volta...
c'era una principessa...
c'erano abiti trapuntati di cielo e stelle...
di lune e soli... di perle e fiori."
Incantata stavo ad ascoltare
le tue favole infinite,
sempre nuove,
sempre più belle.
Mi hai dato il tuo cuore,
tutte le tue carezze
e mi hai fatto conoscere
il vero amore...
Ormai... sono quasi arrivata
alla fine della mia strada,
ma ho ancora bisogno
di te, mio dolce angelo.
Quantu è allegra a vecchiareja
Quandu u sula sprendurija
ca imbiaci u stacia inta nescia fora e si' coddija
Quandu è viarnu povereja
trema cuamu na fogghja
e gira casci casci pe cuviarti u si cumbogghja
ija prega prega e speramu ncia facia u passa u viarnu
accussi vida a primavera
Marzu già passau
Aprili è arriadu a porta
a vecchja tutta allegra
nescia fora e si cumporta
pua guardau o Signuri
e u vozza ringraziare
dissa pe una cumu a mia u viarnu e bruttu a passare
stacia arrivandu Giugnu
e cuminciava u si preja
volia u dassa a vecchiaja
e mu torna giuvaneja
tutta allegra passau Lugliu
e vinna puru Agustu
pa vecchia cuminciava nuju viantu u mina giustu
Settembre era di trenta
Ottobre era trentunu
ma ija pa paura
cuntava i juarni a unu a unu
ma pua arrivau Novembre
era truappu pruaccupata
e dissa fuacu mio
cui a passa sta vernata
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