Langue la sera sulle panchine
assorto mi godo il fresco e penso.
Al buio vento rigido e calma
troppa umana calma.
Sento il sottile lamento delle foglie
e gemiti di rami stanchi.
La piazza è ferma, gelido il buio
non anima viva si muove
Pioppi della mia amata piazza che piccoli vi vidi e deboli
ora forti e possenti vi ergete
e grande voce si alza quando vi muovono
vi muovono quelle brezze estive
e non quelle folate che moltiplicate col vostro tremore.
Quale stolto uomo pensò di uccidervi
nella sua debole mente di ricordi.
Quale mente malsana dilaniò i ricordi
di tante vite sedute ai vostri piedi, di vecchi,
di studenti compiaciuti dalla vostra brezza estiva
rifugio alla calura del nostro amato sud.
Possa la sua mente svuotarsi dei suoi ricordi cari
e sotto ciò che ha distrutto capire quanto
nonostante tanti eppure i ricordi son sempre rari
perché sono membra e parti a noi sempre cari.
Possano rinascere i nostri amati pioppi
e non essere vittime di umani inghippi.