Si narrano alcune storie sul ponte che da Limpidi va a Melicuccà e, in alcune, ci sono di mezzo l'altezza, la magnificenza dell'opera e la fattura di matrice fascista come qualcuno, che ha messo una foto sul sito, definisce. Bisogna sapere che molte persone hanno lavorato per la realizzazione di questo ponte e tra questi c'era il rinomato "Mastru Nicola u scarpellinu" che ha domato e lavorato con la sua maestria moltissime pietre. Lui era originario di Sorianello, uno dei paesi più scoscesi della Calabria. Era veramente un TIPO come dicono qui al Nord. Comunque vi voglio narrare la storia di alcuni ragazzi acquaresi, di cui, per rispetto, non faccio i nomi, e che, bravissimi e lavoratori, hanno lasciato un segno con le loro gesta. Come molti sapranno, ma non tutti, il ponte, a certe altezze, è ed era un groviglio di buchi che evidentemente erano serviti per le impalcature al tempo della costruzione. Ora bisogna sapere che dentro hanno nidificato decine di "CIAVULI" o corvi come vogliamo chiamarli. I ragazzi di tutti i tempi erano attratti dai nidi e cercavano in tutti i modi di impossessarsene con svariati trucchetti, come vischio, trappole varie etc. Però l'originalità dell'impresa spetta a questi ragazzi che, incuranti del rischio, calarono un loro coetaneo, che a dir loro era il più leggero, con delle corde rimediate dalle "SPORTINI" che erano setole con le quali erano costruiti quegli oggetti che servivano per filtrare l'olio negli oleifici. Quando il tipo fu dentro la cesta, a decine di metri d'altezza, legato con le corde non propriamente troppo robuste, intimò agli amici di stare attenti ché se l'avessero fatto cadere, poi li avrebbe sistemati per le feste. Parole testuali: "ATTIANTI NOMMU MI JETTATI CA PUA NCHJANU E V'AMMAZZU". Se qualcuno si riconoscesse in questo racconto e le cose sono andate un po' diversamente, sarei felice di sentirlo in modo diretto. Comunque queste azioni da ragazzi erano frequenti e si risolvevano a volte in modo molto catastrofico o tragico. Ma i giochi di allora erano questi per noi ragazzi acquaresi.