Come dice una famosa canzone, i giardini di marzo si vestono di nuovi colori...
nel mio paese le colline intorno, si vestono sempre di nuovi colori.
Un tripudio di colori nuovi, soprattutto dopo il grigio spento dell'inverno.
Dal bianco puro di ciliegi e biancospini, il rosa tenue dei peschi in boccio e i ciuffi di erica selvatica e ginestre in fiore, sempre rigogliose.
Eppure, per non smentire la nomea di pazzerello, qualche volta ci regalava anche la sorpresa della neve.
Si annunciava con un freddo pungente, un'aria gelida e pesante sotto nuvoloni neri, immobili, cupi che sembravano voler cader giù da un momento all'altro piuttosto che sfaldarsi dolcemente nei soffici fiocchi.
Una morsa di gelo stringeva tutto, poi, come per magia tutto s'addolciva.
I fiocchi arrivavano giù silenziosi e pian, piano ricoprivano le cose e in un magico silenzio tutto diventava quasi ovattato. Quando nevicava di notte, il buio sembrava l'irreale scenografia di un mondo fatato.
La neve di marzo aveva il potere di addolcire tutto o forse era una mia impressione non essendoci abituata, chissà...
Da piccola, ricordo che mio padre ne prendeva sempre un po' dalla grondaia bassa del cucinino.
La prendeva delicatamente con un bicchiere, dove era pulita ed intatta e per noi bambini era una gioia assaggiarla come se fosse il miglior gelato al mondo.
Sembra di rivedermi affacciata al balcone. Ho davanti Malamotta che sembrava una scenografia di presepe...
Ogni tanto s'udiva il tonfo ovattato della neve che cadeva dai rami penduli degli alberelli che non reggevano il carico.
Non di rado veniva giù anche qualche ramo che non resisteva allo sforzo.
La strada, immacolata all'alba, subito veniva inquinata e sporcata dalle ruote dei motocarri e delle auto che sfrecciavano giù verso la piazza. La neve sporca di fanghiglia, s'accumulava ai bordi creando cumuli marroncini e grigiastri che non avevano nulla di romantico.
Solo, lassù, in alto sulle colline e sui tetti, tutto restava candido e meraviglioso. Era bello perdere lo sguardo in quella magica atmosfera.
Durava sempre poco la neve di marzo... al massimo due o tre giorni e poi tutto tornava come prima.
Signora Primavera scioglieva il suo canto e tutto intorno sbocciava al volo delle garrule rondini festose che cominciavano a tornare. Curiose ed indaffarate cercavano i vecchi nidi da riparare o nuovi posti per costruire.
Mai stanche da mattina a sera e cianciose ed allegre nei loro codici segreti che rallegravano l'aria.
E noi bambini amavamo la primavera. Le giornate più lunghe invogliavano a stare all'aperto e a scuola si programmava qualche passeggiata per le vie di campagna del circondario.
Ricordo con piacere la festa dell'albero quando venivano piantati dei nuovi alberelli nel parco antistante il cimitero.
Ogni anno a primavera il parco veniva arricchito di nuovi piccoli esemplari.
E' un luogo a me molto caro quel parco alberato.
I posti più belli e suggestivi sono quelli che danno sui pendii verso Dasà ed Arena.
Mi par di ricordare qualche boschetto di quercioli...luoghi solitari che sembrano custodire mille segreti legati al luogo sacro o custodi di un mondo di gnomi fatati ed invisibili all'occhio umano.
Quegli gnomi, curiosi e burloni che fanno qualche dispetto nascondendo le cose che incidentalmente perdi, ma che sanno anche intrecciare coroncine di fiori profumati da regalarti... eh sì, marzo, riesce ancora a farmi sognare.
(Anna M.Chiapparo 2014)