Olga Wisinger - Florian
Olga Wisinger - Florian

È incredibile come basti un profumo o la semplice visione di un qualcosa, ad evocare ricordi sopiti da tempo.
Capita spesso e mi ritrovo a pensare alla meravigliosa macchina che è la nostra mente, anche se purtroppo ogni tanto s'inceppa anch'essa. Una memoria ben ordinata in archivi numerati negli anni, poi capita "un soffio di vento" e rimescola tutto creando disordine...
Un'immagine di candido giglio ha evocato in me tutta la scena della mia P. Comunione. Quante immagini vedo ogni giorno riguardante tale cerimonia: bomboniere, confetti, gigli stessi...eppure mai ho ripensato a quel giorno prima d'ora, in maniera così intensa.
Quanti ricordi improvvisamente hanno cominciato la loro danza nostalgica!

Aveva un sapore dolce giugno. Sapeva di miele, di rose e di gigli dal profumo inebriante che facevano capolino da tutti i ridenti orti vicini.
Più su, verso Piani, nelle rare passeggiate, si stendevano a dismisura distese d'oro. Il grano maturo fluttuava nel vento e i rossi papaveri, sembravano, da lontano, farfalle ubriache intente ad inseguire l'onda che a sua volta dava un senso di tenera morbidezza che invitava alle carezze.
Sembrava nell'aria saltellasse qualche magico folletto che si divertiva a scompigliare tutto dolcemente...
Scendendo verso il paese, i campi sterminati sembravano rattoppi ordinati di un'immensa coperta colorata.
Anche la luce naturale sembrava più dolce e mielata nei giorni antecedenti il caldo afoso e la chiusura delle scuole invitava a stare sempre all'aperto con continui vocii per tutte le vie, da mattina a sera.
Per la festa di S.Antonio c'era solamente la processione e qualche bimbo veniva sempre vestito col saio del frate per cercare la sua benedizione o come ex-voto. Nei giorni precedenti la festa, in quasi tutti i quartieri c'era qualche devota che preparava dei panini da offrire a parenti, vicini ed amici. Era uno scambio continuo perché erano in tanti a farli. Un gesto semplice che veniva da lontano.
Un tempo, il pane si dava ai poveri, ai bisognosi, poi rimase solo un simbolo, ma non di rado, grazie a questo gesto si chiarivano piccole incomprensioni.
Regalando un panino del santo a qualche vicina con la quale non ci si parlava da un po', magari si riusciva a far pace e tutto tornava come nulla fosse accaduto.
Di solito questo compito toccava a noi figli. Mia madre preparava dei panini in cestini e con mia sorella facevamo vari giri finché non finivamo tutto il pane preparato. Ed era tanto!
Era sempre ben accolto e gradito il pane di S. Antonio e S. Giuseppe a marzo. Qualcuno, passando per strada lo chiedeva pure, e mia madre ci diceva sempre che dovevamo darlo a chiunque lo chiedesse. Non si doveva rifiutare mai, se possibile.

Piccoli ricordi che saltellano giocosi e fanno rivivere persino il profumo che usciva da quel vecchio forno della vicina dove sfornava tutto il vicinato...
Il forno era in un orto vicino casa mia ed ogni volta che avevamo bisogno tutti potevamo fare il pane o i dolci pasquali.
Sotto il suo muro ho passato pomeriggi e serate estive alla fioca luce di un lampione circondato da falene ballerine. È lì che la sera le lucciole ci facevano compagnia con le loro danze luminose e i grilli cantavano le loro serenate...
Da una rete arrugginita s'affacciavano rose e gigli a regalarci il loro intenso profumo.
Ai miei tempi non si andava dal fioraio a comprar fiori. Negli orti vi era sempre abbondanza, soprattutto per novembre...

Ricordo benissimo il giglio della mia P. Comunione... era bellissimo e pure pesante avendo ben tre fiori sbocciati su uno stelo! Io cercavo di stare attenta a non romperlo e seppur impacciava tanto, lo riportai integro a casa.
Me l'aveva" procurato" la zia chiedendolo ad una sua vicina di casa che aveva un buon pollice verde per i fiori un po' richiesti da tutti.
Alcuni bambini avevano la calla, ma il giglio di S.Antonio era tutt'altra cosa e più ricercato.
Che dire del vestito? Una nuvola di tulle e pizzo che ci faceva sembrare piccole spose.
Addobbate dalla testa ai piedi con coroncina col velo, guanti e scarpe imbellettate se erano usate...
Non tutti potevano permettersi roba nuova e spesso i vestiti si prestavano e passavano da sorelle e cugine.
L'emozione che provavamo era indescrivibile.
Allora Don Peppino ci faceva l'esame prima di presentarci all'altare, altroché. Se non avevamo ben seguito il catechismo ed imparato tutto, rimandava all'anno venturo senza tanti preamboli. Più frequentemente per la Cresima che magari considerava più importante.
Ora i bambini fanno anni di catechismo, ma alcuni non sanno nulla...
Altri tempi i miei.
Il fotografo c'era in chiesa, ma le foto erano contate. Non credo arrivassero a dieci.
Oggi la P.Comunione è diventata per alcuni un piccolo matrimonio. Ore di parrucchiere, estetista e pose da modella per un book fotografico di anche cento foto con finale in ristoranti alla moda...mah... molte parrocchie hanno stabilito l'uso di tuniche tutte uguali per evitare fasti, ma molti bambini di oggi sembrano piccoli divi della TV che recitano una parte, altro che la nostra emozione per l'incontro con Gesù!
Dov'è finita la magia e la dolcezza di quel tempo? La nostra ingenuità pulita, senza fronzoli anche se certo era bellissimo anche per noi indossare un vestito da bambola.
La nostra sfilata non era su un set fotografico, ma per le strade a portare un'immaginetta o una piccola bomboniera ricordo a parenti ed amici. Era quella l'unica nostra frivolezza. Farci guardare dai vicini che ci facevano gli auguri.
Poi, la settimana seguente, di solito, c'era la processione del Corpus Domini e tutti sfilavamo in bell'ordine accanto al Santissimo. I maschietti da un lato col loro bel vestitino blu e noi dall'altro col nostro tulle frusciante e le mani giunte.
Era la festa più bella quella del Corpus Domini.
Passava il Santissimo per le vie del paese e quindi tutti in ogni quartiere, in perfetta armonia, collaboravano mettendo a disposizione le tovaglie, le lenzuola, i vasi più belli per addobbare parati ed altarini.
Era ovunque un tripudio di colori e le strade striate di petali di fiori colti il giorno prima nei nostri generosi campi. Soprattutto la ginestra col suo giallo oro.
Una meraviglia e nostalgicamente mi par di sentire ancora quel profumo di miele selvatico, di pane caldo, di ginestra e di gigli sbocciati nel mio lontano giugno del '76.

(Anna M. Chiapparo 2014)