Processione al catafalco di San Rocco - Autore della foto: Domenico Giofrè

Ho letto da qualche parte che il verbo ricordare, deriva dal latino re-cordis, cioè ripassare dalle parti del cuore.
I ricordi sono infiniti. Basti pensare che ogni attimo della nostra vita, diventerà ricordo. Molti andranno inevitabilmente persi, molti altri rimarranno come custodi di un tempo che fu e diventeranno emozioni dolcissime, nostalgiche o dolorose.
La cosa fantastica dei ricordi è che sono personali, unici.
Potremo vivere insieme le stesse emozioni, le stesse situazioni, ma nel tempo, i ricordi si frantumeranno in pezzetti così piccoli da diventare un tutt'uno con noi. Anche se vivremo le stesse cose, per nessuno saranno mai uguali agli altri.
Hanno un grosso difetto, però! Causano nostalgia! Una nostalgia che stuzzica l'anima soprattutto in questi periodi di feste paesane. Piccoli tarli che riaffiorano nella mente di chi è lontano per poterle vivere...

L'aria di festa si sentiva subito, già ai primi giorni d'agosto. Era il mese di svago per eccellenza ed anche se spesso, non si facesse granché o quasi nulla di divertente, agosto, era pur sempre agosto fin verso metà mese. Dopo, i giorni diventavano nostalgici e malinconici.
Le strade brulicavano di auto dalle targhe forestiere e si sentivano spesso accenti del nord. Per noi ragazzi paesani era sempre una conquista fare amicizia con coetanei che vivevano in belle città o addirittura all'estero. Non di rado, molte amicizie durano ancora nel tempo. Tutto, tra noi sembrava diverso. Oltre l'accento, lo era sicuramente il modo di vestire, di vedere e pensare le cose che magari per noi erano fondamentali. E poi erano sempre più abbronzati di noi che vivevamo sempre all'aria aperta! In pochi giorni di mare sembravano voler catturare tutto il sole della nostra terra e portarselo via impresso sulla pelle!
Quando arrivavano i camion con gli "archi" (luminarie), e nelle strade principali cominciavano a fiorire improbabili fiori giganteschi, fontane zampillanti ed il bellissimo palco, ogni anno più affascinate e romantico, l'aria di festa era proprio al massimo e spostandoti di paese in paese, ovunque era così. Era festa dappertutto! Inevitabile perciò sentire l'aria di festa che saturava i giorni e faceva star bene tutti. Anche chi non aspettava il ritorno di figli e nipoti lontani, godeva di attimi gioiosi anche col solo pensiero a Maria Santissima e a San Rocco. Anche se siamo spesso tacciati di idolatria, penso che la devozione ai nostri santi protettori, sia diffusa ovunque e nonostante le immancabili polemiche, la religione paesana ha pur sempre un certo non so che, che affascina. Certo oggi i tempi sono cambiati e man, mano che le vecchie generazioni vanno via, via scomparendo, molte tradizioni vanno perdendosi, ma penso che "u vutu a Santu Ruaccu e a Madonna" non passeranno facilmente di moda. Non è l'attaccamento a questa o quella statua raffigurante un santo. E' molto di più sperare ed avere fides nell'alto...
Uno dei miei ricordi più piacevoli era "u catafarcu". I fuochi e la banda non li ho mai amati tanto, ma tutto l'insieme: la processione festosa, l'aria fresca della sera, la magia delle luminarie nel corso, restano un bel ricordo. Oggi, a distanza di anni mi sembra di sentire ancora le voci e vedere le facce delle signore che cantavano le litanie... Considero quello il momento più bello del "Catafarcu" , ma anche di tutta la festa ed anche se sono anni che non vi partecipo, in quelle sere del 14 agosto e nella seguente della vigilia di San Rocco, mi sembra di essere là grazie ai miei ricordi.
Era magica quell'aria di festa perché si voleva renderla tale a tutti i costi. Dopo un lungo e rigido inverno, una stancante primavera, la voglia di dedicarsi un po' a se stessi, è enorme ed anche se sarà tutto effimero, riempie e placa. Sostiene durante i lunghi viaggi degli emigranti. Colma i vuoti delle case che torneranno chiuse per lunghi mesi. Semplicemente aria che dà respiro e riempie a pieni polmoni la speranza di un futuro migliore. L'attesa di qualcosa di bello che deve ancora venire.

Ognuno di noi serba nel cuore molti ricordi personali che guizzano fuori all'improvviso, quando meno te l'aspetti. Sfarfallano liberi in cerca d'appiglio o pronti per librarsi in volo. Il mio modo di catturarli è trascrivendoli nei miei pezzi. Sarò noiosa, ripetitiva, petulante, ma sono io. Sono semplicemente io che da sempre mi limito a sognare come quando osservavo le nuvole dal mio balcone.