Ricordi di Settembre - Autore della foto: Bruno Francesco Pileggi

Dolce l'aria di settembre. L'ho sempre amata. Le giornate più corte, la frescura della sera e certi giorni, il cielo sembra quasi trasparente, diafano. Le nuvole, zucchero filato che si rincorrono gioiose.
Finite le feste si pensa al lungo inverno che verrà come le formichine laboriose che hanno lavorato per tutta l'estate. La salsa, le botti da preparare ad accogliere il mosto, le reti da gettare sotto i maestosi ulivi.
Tutto sembra rallentare, ma il tempo corre veloce e profumi ben noti, come sempre, saturano l'aria di nostalgia.
La malinconia stende il suo velo su tutto come una pioggerella noiosa che stuzzica l'anima. E si notano i primi cambiamenti su Salandria che sprizza colore. Le foglie stanche che cominciano a morire, felici di lasciare posto a nuove gemme. I ricci ormai pieni di frutti maturi che lasciano presagire padellate di caldarroste profumate.
Rivedo mia madre intenta a sgusciare i fagioli ormai secchi, a preparare conserve di peperoni e di pesche del nostro orto. Ad intrecciare gli ultimi peperoncini... Mio padre che sbuccia fichi d'India colorati, pieni di spine. Le sue mani grosse e callose che non conoscono guanti ...
Ogni mese ha il suo daffare, le sue usanze e i suoi ricordi.

È il mese della nostalgia, settembre e ti accorgi in quelle giornate un po' mogie e grigie che l'estate se ne va col suo strascico dorato a rallegrare altri luoghi della sua presenza.

Dolce settembre, come un tralcio di uva matura che lascia in bocca il sapore di un mondo perduto, mai vissuto, mai trovato, perché forse mai cercato.
Malinconico settembre che sgusci tra le dita come sabbia di mare.

Una campanella che suona, il vociare dei bimbi coi grembiulini stirati e il fiocco rosso ben teso a tener stretto il colletto inamidato. Il bianco del gesso che sporca le mani e stride sulla lavagna nuova. L'appello nella classe imbiancata di fresco e le corse felici all'uscita di scuola. Il profumo del pane buono con mortadella, poi via nei pomeriggi ancora caldi a cercare le amiche a cui raccontare le cose di scuola come se loro non le avessero vissute.
Giochi sbiaditi dal tempo, nascondini stanchi, senza voglia di correre ed affannarsi a cercare rifugio.
Consapevoli che la sera scenderà presto e s'accenderanno i fiochi lampioni.
I rintocchi del vespro che percorrono l'aria ed arrivano in ogni dove a ricordare che un altro giorno è ormai passato e ringraziare il Signore con una Ave Maria silenziosa, chiusa nel cuore.
Gli uomini fiacchi che ritornano a casa dalla chiacchierata in piazza e le madri affaccendate a cucinare. Tutti intorno alla tavola apparecchiata... È ormai giunta la sera.