Pensando più spesso ad Acquaro, ultimamente, ho davanti l'immagine di un canneto nel vento... "Una canna" qua, una là, altre più lontano... ma tutte nate da uniche radici vigorose che si sono aggrovigliate e sparpagliate formando forti rizomi fruttuosi nascosti nella terra di antica data. Crescono le canne verdi e tenere lanciandosi ad afferrare il sole, tendendosi verso l'alto... La corteccia fresca e profumata diventa sempre più dura e l'apice s'assottiglia, ma rinvigorisce la zolla... i bulbi sono duri da estirpare. Ogni foglia, ogni anello, sono pezzi di vita che seccando se ne va, ma rimane attaccata tenacemente. Gli anni si susseguono e cambiano le cose... Nel verde canneto soffia il vento che riporta voci remote. Tempeste sedate col cuore e la ragione. Vento di passato, di presente e di futuro che sussurra o urla a seconda delle stagioni. Nelle tempeste, inevitabile, qualcuna si spezza, ma anch'essa servirà... A volte, come nella calura estiva che fa assopire, c'è quiete silenziosa che ricorda l'apatia, la malinconia, un muto rassegnamento che avvolge l'aria mentre qualche cicala solitaria ha ancora forza per cantare. E vive così, il verde canneto seccato dal sole... Offre rifugio a rondini stanche, accoglie lucciole rare che brillano, forse solo il tempo di una sera. E sta lì ad aspettare, sta lì a guardare il flusso del tempo. Forse è solo un riposo di nostalgia, di malinconia velata, di un qualcosa che non c'è, di un nulla che ritorna, di un tanto che magari appare all'improvviso, ma poi scompare nel nulla dei ricordi. Un canneto nel vento che canta la sua canzone su un piccolo palco allestito per l'occasione: la vita!