Pietro Carnovale
Pietro Carnovale

Era una mattina nella metà di ottobre. La vendemmia si era già fatta, io ho dato una mano a mio padre con la vendemmia ed il mosto era già che fermentava nelle botti. Era di buon'ora ed era ancora buio. Ho baciato mia madre che stava piangendo e accompagnato da mio padre ci avviammo verso la piazza dove Vincenzo Viola ci aspettava con la macchina davanti la bottega di Cosmo Lopresti. Salendo in macchina lasciavo la mia casa, la mia famiglia e attraversavo il fiume Amello per l'ultima volta e mi allontanavo dal mio amato Acquaro mai pensando che fossi stato da lui lontano per oltre mezzo secolo.
A Villa San Giovanni scendiamo dalla macchina salutavo Vincenzo Viola e con mio padre abbiamo bordato il traghetto e arrivammo a Messina. Quando è arrivato il mio turno mi sono avvicinato al banco per mostrare i documenti e verso le dieci e mezza dopo aver salutato mio padre sono salito sulla nave. La persona di servizio mi ha mostrato la cabina e posata la valigetta sul lettino salgo per salutare ancora una volta mio padre che aspettava sotto finche' la nave non partisse. Era una bella nave abbastanza moderna, la Sydney che faceva servizio tra l'Italia e l'Australia. Verso le undici di mattina la nave lentamente si distaccava dal porto lasciando dietro Messina, la Sicilia e l'Italia entrando nelle acque azzurre del glorioso Mediterraneo.
Ad ognuno dei passeggeri era stato assegnato un posto a tavola per mangiare. Alla tavola dove sedevo io c'era una famiglia con marito, moglie e due ragazze ancora piccole sotto i dieci anni. Con gli adulti abbiamo cercato di fare conoscenza con qualche segno ed un sorriso. Loro non erano italiani ma sembrava gente di buon carattere, ben vestita e amichevole. Credo erano di origine greca ed erano già stati in Australia ma sono andati in vacanza per visitare i parenti e adesso si trovavano di ritorno. Quando ci è stato servito il pranzo per la prima volta, sulla tavola c'erano posate che a casa mia non avevamo mai usato, perciò io non ero sicuro come incominciare a mangiare e non volevo fare brutta figura. Ho aspettato che incominciavano loro a mangiare e secondo come facevano loro cercavo di imitare e pian piano ho incominciato a mangiare anche io.
Siamo arrivati a Port Said in Egitto dove la nave per motivi che io non sapevo aveva fatto ancora ad una certa distanza dal porto. Per andare nella città abbiamo dovuto camminare sopra una zattera che si muoveva si camminava sopra e si doveva stare molto attenti altrimenti si andava a finire nell'acqua. L'Egitto mi faceva ricordare di Cleopatra, delle grandi e tanto famose piramidi e dei Faraoni. Lasciato Port Said la nave si è infilata nel Canale di Suez e andava avanti lentamente e con cautela. Usciti dal Canale siamo entrati nel Mar Rosso ma l'acqua lo stesso era blu.
Il prossimo porto è stato Colombo a Ceylon a quei tempi adesso Sri Lanka. Là, per la prima volta, ho visto gente di colore nero che dalla loro barca si avvicinavano alla nave per vendere degli oggetti come orologi, collane, bracciali e altri oggetti ai passeggeri che eravamo ancora sulla nave. La nave si avvicinava lentamente al porto. Assieme a me viaggiava e andava a Sydney Francesco Carnovale. Francesco aveva sposato una donna greca, Dorotea appena dopo la guerra e l'ha portata a vivere ad Acquaro. Era già stato in Australia ed era stato in vacanza per vedere la moglie e il figlio Fortunato. Francesco mi ha detto di andare per una camminata per la città a Colombo e mentre camminavamo un uomo ci offre un fascio di banane che diceva lui erano a buon prezzo. Francesco accetta di comprarle ma li deve portare lui fino alla nave. Per me era la prima volta che vedevo banane e Francesco me ne da una per mangiare. Io la mangio ma non mi è tanto piaciuta, forse era ancora un po' verde e non aveva il sapore giusto. Nei prossimi giorni tra me e Francesco le abbiamo mangiate e ne abbiamo dato anche a degli amici.
Ad ogni porto che la nave si fermava io avevo una lettera da mandare a casa. Siamo arrivati al primo porto d'Australia, Fremantle e siamo andati per comprare dei francobolli, Francesco già parlava un po' d'inglese ma io gli ho chiesto come dovevo dire in inglese che volevo provare a comprarli io questi francobolli. Eravamo già in Australia ma dicevano che impiegava ancora cinque o sei giorni per arrivare a Melbourne. Tra Fremantle e Melbourne il mare era più mareggiato dal resto del viaggio.
Durante i venti e più giorni di navigazione avevo fatto un bel po' d'amicizia, c'erano tanti ragazzi della mia stessa età che viaggiavano e andavano a raggiungere il padre a Melbourne, a Sydney oppure ad altri posti. Avendo vissuto in Acquaro a quei tempi non ero stato più lontano da Vibo Valentia. Ero stato una volta a Roma e un paio di volte a Messina ma solo per qualche giorno, perciò fuori di Acquaro non conoscevo altri posti senonché i paesi vicini. Vivendo in Acquaro a quei tempi si andava a scuola e si imparava l'italiano. Durante l'orario di scuola si parlava italiano ma usciti dall'aula si parlava assolutamente il dialetto. Se ci scappava qualche parola in italiano gli altri ragazzi non finivano mai di sfottere e dicevano a chi parlava italiano che toscaneggiava. Come tanti altri giovanotti di quel tempo ero abbastanza timido, ignorante e inesperiente.
Finalmente, dopo 25 giorni a tarda sera ci stavamo avvicinando nella baia di Melbourne (Port Phillip Bay). La nave si è fermata nella baia, fuori del porto fino al mattino. Quando la nave è arrivata al porto di Melbourne centinaia di persone erano che aspettavano sul porto per incontrare i parenti o amici. Tanti aspettavano con ansia la moglie che avevano sposato per procura. Io cercavo di vedere se c'era mio cognato che doveva venire ad incontrarmi. Dopo aver guardato un po' l'ho veduto assieme a mio zio e mi hanno fatto segno di sbrigarmi quando arrivava il mio turno che loro aspettavano sotto. Erano momenti eccitanti ma incerti ma vedendo mio cognato e mio zio mi sentivo assai più comodo. Quando sono sceso mi hanno portato alla casa dove abitava mio cognato. Era il sobborgo di West Melbourne, meno di mezzo km di distanza dal centro di Melbourne. Non so spiegare come mi sentivo, ero vicino la città dove c'era tanta gente in giro ma io non conoscevo nessuno. Mio cognato si è preso un paio di giorni per stare con me e spiegarmi delle cose necessarie ma poi è dovuto tornare al lavoro. Io da solo facevo qualche camminata vicino casa e tante volte, specialmente all'orario di pranzo, c'era un mucchio di gente in giro ma in mezzo a tutta quella gente io mi sentivo solo, isolato. All'ora c'era una usanza che a me piaceva che il weekend tanti paesani e parenti si scambiavano delle visite e passavano delle ore durante il pomeriggio dove gli uomini giocavano a carte, a volte padrone e sotto e le donne chiacchieravano a non finire.
Questo è il mio piccolo riassunto del mio viaggio e l'arrivo a Melbourne. Spero di continuare le mie esperienze.