Siamo partiti nel mese di dicembre, carichi di speranza e di entusiasmo, io e mio cugino Pietro che era già un veterano dell'estero visto che vi era andato per la prima volta a 16 anni e vi era rimasto. Prima nel Sud tedesco e poi si era trasferito a Nord, quasi in Olanda. Così, mi imbarcai anch'io in quell'avventura per fare le mie dovute esperienze. I primi tempi sono stati anche troppo duri, 12 ore al giorno di lavoro in pizzeria dove erano già passati altri paesani come me, e non era una novità che ci sfruttavano italiani uguali a noi stessi. Del resto quelle erano le consuetudini e dovevi accettarle per forza se volevi restare. Il freddo era micidiale per noi abituati al clima dolce della nostra vallata tra gli ulivi, si usciva solo per andare nei supermercati a fare la spesa o a prendere un caffè quando possibile, si mangiava spesso e volentieri negli IMBISS, una specie di rosticceria tedesca dove si trovava il pollo cotto e le patatine. Nonostante tutto eravamo contenti e ci divertivamo presi dalla nostra gioventù e voglia di vivere. Adesso a distanza di anni penso a come sarebbe stata la mia vita se fossi restato là. Sentivo i racconti dei veterani stanchi e che a volte maledivano la Germania e io non capivo questo accanimento verso un paese che li aveva accolti in qualche modo, solo quando ho iniziato anch'io a peregrinare un po' mi sono reso conto di quello che manca all'emigrante. Tutto? Forse! Sicuramente è stato tradito dal suo paese l'Italia che lo ha costretto a cercare altrove ciò che gli spettava di diritto e ha perso la parte della vita forse più importante, vivere le sue esperienze nella sua terra. Ecco un po' spiegato tutto il disagio dell'emigrante, pieno di beni materiali quando la vita gli viene incontro con benevolenza, una vita piena di un duro lavoro che pesa il doppio fuori di casa e alla fine un amaro in bocca che lascia un disagio che non ha connotati precisi, fa solo star male e basta. Io so che molte cose non si possono esprimere con le parole e tutti gli emigranti lo sanno, solo chi ha fatto l'esperienza capisce senza a volte parlare. Il luogo preferito degli emigranti era la stazione, un posto che forse istintivamente faceva fantasticare sul ritorno A CASA oppure la piazza altro ritorno virtuale alle abitudini del paese, fatto sta che la solitudine e la sofferenza costringe l'emigrante a cercarsi, è questo è stato sempre molto importante per lo sviluppo delle tradizioni e la loro conservazione fuori casa.