Le origini di Acquaro non sono molto chiare. Però durante gli anni sono state fatte alcune ipotesi. Tra queste una sostiene che i Greci, nel periodo della colonizzazione avutasi nei secoli VIII e VI a.C., fondarono molte colonie tra cui "Hipponion" (Vibo Valentia) e "Arena". Da quest'ultima si spostarono per esplorare le zone fertili nelle vicinanze. Da ciò probabilmente ne seguirono "Dasà", che etimologicamente vuol dire luogo selvoso e Acquaro, così detto per l'abbondanza delle acque. Un'altra ipotesi degna di attenzione afferma che l'origine del paese risalga al periodo bizantino (dal 500 al 1000 d.C.) durante il quale i Greci rafforzarono la diffusione dei loro costumi, le loro tradizioni e la loro lingua. Comunque risulta più credibile la seguente. Tra il VII ed il IV secolo a.C. un pastore, sceso dalla vicina Arena, trovò un luogo ideale per i suoi pascoli, essendo ricco di acqua, e decise di fermarsi. A tale località diede il nome di "Poteja", il cui significato giustifica la ricca presenza di acqua. Successivamente si ebbe una espansione del nucleo familiare e l'arrivo di nuovi pastori e agricoltori. Il tutto fu accompagnato dalla creazione di capanne, che molto probabilmente erano costruite con fango, nella zona di "Semiatori". Ne derivò la nascita di un nuovo paese i cui abitanti si servivano del terreno di "Carrà" per le proprie coltivazioni e del terreno di "Lisu" per la raccolta delle pietre. Purtroppo non sono rimasti dei resti che testimoniassero quanto raccontato. Con molta probabilità i terremoti succedutisi hanno contribuito alla definitiva distruzione delle abitazioni, che già di loro non erano molto resistenti. Intorno all'anno Mille si insidiarono nel Meridione i Normanni grazie anche alla debolezza del governo bizantino oramai decaduto. In questo periodo il paese veniva indifferentemente chiamato "Acquaro" e "Acquario". Nel 1059 Roberto il Guiscardo ottenne il titolo di Duca di Puglie e di Calabria, come compenso per l'aiuto offerto al pontefice Niccolò II nella lotta tra Papato e Impero. Nel 1130 Ruggiero II riunì l'Italia Meridionale con la Sicilia in un unico regno dando inizio ad una amministrazione e ricostruzione del nuovo Stato. Ruggiero il Normanno concesse a Ugolino Conclubeth il titolo di Conte nel territorio di Arena, di cui faceva parte anche Acquaro. Nel frattempo il paese cresceva diventando un piccolo centro agricolo in cui ebbe un discreto sviluppo anche l'industria dell'artigianato. Nel 1678, con la morte prematura dell'unico figlio di Andrea Conclubeth, la contea di Arena passò nelle mani degli Acquaviva di Aragona. Poco dopo questi vendettero per centocinquattottomila ducati il feudo a Girolamo Caracciolo di Gioiosa. Il passaggio di consegne avvenne il 5 Agosto 1694. La famiglia Caracciolo ebbe vita dura in quanto, in seguito al ripristino dei diritti feudali trascurati negli ultimi anni, furono soggetti alla ribellione dei suffeudatari. Questi iniziarono una lotta che portò alla definitiva vittoria dei vassalli. Per Acquaro parteciparono gli Amello, che portarono avanti una lunga lite con Gerolamo Caracciolo per l'impianto di alcuni frantoi e mulini alle sponde del fiume, che da essi ha forse preso il nome. Acquaro ebbe notevole rilievo all'interno della contea di Arena fino al terremoto del 1783, che rase praticamente al suolo l'intero paese. Nel 1811 divenne Comune e fu aggregato a Dasà nel 1928 per essere poi riconosciuto, nell'anno successivo, Comune Autonomo.

Fonte: Muratore, Umberto - Scarmozzino, Nando, Acquaro nella Storia e nella tradizione, 2a ed. rived., Tipografia Garri, Sciconi 1991, 247 p.